Iniziative

Inaugurazione Sentiero 561

“Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, fra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi…”: così Alessandro Manzoni introduce il suo romanzo più famoso “I Promessi Sposi”. Sarò più breve, ma voglio comunque parlarvi di una piccola catena di monti, poco lontana da quella citata da Manzoni: quella che separa la media Valle Brembana dalla Valle Serina (in provincia di Bergamo)

Da qui comincia il nostro cammino. Giunti alla frazione di Santa Croce, che dista 7 km e 11 tornanti da San Pellegrino Terme,  si lascia la macchina nell’ampio parcheggio tra la chiesa e il campo sportivo; imbocchiamo subito il sentiero che costeggia l’edificio delle scuole elementari, salendo con discreta pendenza. Seguendo la segnaletica bianca e rossa, oltrepassiamo alcune abitazioni in località Foppi, costeggiando un piccolo corso d’acqua fino ad immetterci sulla strada sterrata che conduce al paramassi, superato il quale, il percorso prosegue sulla sinistra in un comodo sentiero pianeggiante immerso nel bosco.
Volgendo lo sguardo a destra, fra i rami di noccioli, tassi e abeti si possono scorgere il paese di Santa Croce, il declivio della valle e più in basso la stretta insenatura che accoglie il nucleo di San Pellegrino. Si cammina a passo facile per circa 20 minuti fino a giungere ai piedi delle due caratteristiche pareti rocciose che sovrastano la frazione a sud-est: la Corna Mària () e la Corna Pedezzina (948m). Da qui sembrano ancora più maestose, inducendo in noi un leggero senso di suggestione e rispetto: ma niente paura perché proprio in mezzo ai due torrioni un piacevole pianoro verdeggiante ci accoglie, rassicurandoci con la presenza di un capanno.
A questo punto la segnaletica indica di proseguire a sinistra e ci reimmergiamo nel fitto bosco ceduo. Dopo circa 5 minuti incrociamo il sentiero numero 594 che collega San Pellegrino a Bracca. Di qui la strada torna a salire fuori dal bosco, e  la vista spazia verso sud: Pizzo di Spino (958m), Zogno e Canto Alto (1146m), a chiudere lo sguardo verso la pianura. Il riferimento è un grosso abete, che dobbiamo raggiungere per scollinare sul versante opposto, in corrispondenza del cosiddetto Colle di Bracca.
Ora il sentiero si biforca: noi teniamo la sinistra e proseguiamo di nuovo nel bosco; costeggiamo due piccole baite ben tenute e la vista si apre: il cammino qui è semplice e ci consente di muovere lo sguardo sulla Valle Serina da Cornalba, con la sua palestra di roccia naturale (a nord), fino all’altopiano di Selvino e Aviatico (a sud). La segnaletica, ben tracciata dagli Alpini di Bracca, ci indica ben presto che dobbiamo svoltare a sinistra; ora il sentiero cambia rapidamente la pendenza: stiamo salendo verso il Pizzo Rabbioso. La fatica si fa un po’ sentire e non possiamo contare nemmeno sull’ombra del bosco: qui infatti la vegetazione è prevalentemente composta da arbusti: sorbo, ginepro, pino mugo. Ma ne vale la pena: dopo circa 20 minuti, la caratteristica croce a quota 1130m ci indica che la salita per ora è finita e il panorama ripaga degli sforzi: guardando verso ovest la media Valle Brembana con i paesi di San Pellegrino e San Giovanni Bianco (e rispettive frazioni) è contornata dalla sequenza di vette (Monte Zucco 1232m, Pizzo Cerro 1285m, Castello della Regina 1424m, Monte Foldone 1502m e Monte Sornadello 1576m) che la separano dalla Valle Brembilla e dalla Valle Taleggio. A nord la vista  sulla valle è chiusa dai massicci dei monti 1044m Cancervo (1835m) e Venturosa (1996m) e dal vicino Monte Gioco (1362m); ad est, il Pizzo Arera (2506m) e il Monte Alben (2008m) chiudono lo sguardo sulla Valle Serina.           
Ripreso fiato, proseguiamo lungo la cresta tra brevi ripide discese e altrettante salite, cui prestare attenzione nei tratti in cui il sentiero si fa molto stretto e un po’ impervio. In questo modo raggiungiamo il punto più alto del Pizzo (1151m), per scendere poi prestando attenzione a dove mettiamo i piedi senza troppe distrazioni, fino a giungere in corrispondenza di un capanno, dove la segnaletica ci indica chiaramente una brusca svolta verso sinistra.
Il bosco di faggi e pini torna di nuovo fitto e camminiamo tranquilli per una decina di minuti fino ad un nuovo pianoro verdeggiante che indica la presenza di un’altra postazione di caccia. Se siamo in autunno ci allontaniamo rapidamente e in silenzio, altrimenti possiamo optare per una breve sosta prima dell’ultima salita: quella che porta alla Croce del Corno (nota anche come Croce di Santa Croce). A dispetto dei grossi massi in bilico sul versante ovest, il sentiero non è particolarmente impervio, e ci si sorprende quando, giunti in vetta, la vista verso l’abitato di Santa Croce è quasi ortogonale ( attenti alle vertigini…). La croce azzurra e bianca vigila sul paese e, a seconda della luce, si confonde col cielo o brilla coi raggi del sole.
La discesa finale prosegue per un breve tratto sulla costa, poi la segnaletica ci indica che dobbiamo tornare nel bosco. E’ qui che ci imbattiamo nella Panchina Gigante (Big Bench) n. 128 che arricchisce di un’ulteriore breve sosta la nostra escursione.  Superiamo un roccolo non più in uso e raggiungiamo una piccola cappelletta dedicata alla Madonna Addolorata e conosciuta in zona come “il Trebulì”. Qui il sentiero si immette nella strada mulattiera che collega Santa Croce con Lepreno, storica contrada della Valle Serina. Noi prendiamo verso sinistra e dopo 10 minuti di cammino, attraversando una fitta abetaia, sbuchiamo alle spalle del piccolo abitato di Salvarizza. Per evitare di immetterci sulla strada asfaltata, riprendiamo il sentiero che si apre alla nostra sinistra e che, superando vecchi terrazzamenti una volta coltivati a mais e ortaggi e ormai abbandonati e divenuti parte del bosco, ci porta alla conclusione del nostro giro panoramico in corrispondenza del paramassi. Da qui in 10 minuti si è di nuovo al parcheggio dell’auto.

Se avete completato il percorso in circa 2 ore e 30 minuti: complimenti, siete dei bravi camminatori. Se ci avete messo (molto) di più: meglio ancora, siete dei bravi osservatori. 

Federica Cavagna