Iniziative

Rassegna: un libro sul comodino.

Buona la prima!

Ieri sera, nella sala teatro, si è tenuto il primo dei tre appuntamenti della rassegna “un libro sul comodino”.
Il prof. Foppolo Bonaventura ha presentato il suo libro “Antea”, edito dalla Associazione “Km 28”, una occasione per conoscere come vivevano le piccole comunità di montagna, conoscere le loro idee e le risorse morali e spirituali che hanno consentito loro di sopravvivere nelle situazioni più difficili.
Bravissima infine la nostra Debora ad interpretare con delicatezza e passione gli intervalli musicali, a lei un sincero applauso ed i più vivi complimenti. (La serata era riservata ai soli soci dell’Associazione Santa Croce odv)

Copertina d’una bellezza così semplice e così perfetta da far pensare a un quadro di Morandi. Vi è già nello sguardo un sentimento e una sorpresa. 248 pagine per una piccola comunità distesa sul declivio di un monte sopra San Pellegrino Terme. Antea, l’antica Antìa, le cui prime tracce si trovano fra il XIII e il XIV secolo a Bergamo, dove operavano diverse persone di rango che si facevano chiamare “di Antìa”. Così esordisce il professor Bonaventura Foppolo, nella sua presentazione.

Tra le persone di rango di Antìa, Giovanni di Lanfranco, cittadino di Bergamo, proprietario dei castelli di Spirano e di Medolago e di grandi estensioni di terre in pianura a metà del Trecento. Altri personaggi erano giudici, presbiteri, notai, il più noto dei quali era Castello de Castelli, l’autore della cronaca delle lotte tra guelfi e ghibellini dal 1378 al 1407. Già agli inizi del Duecento Antea era Comune autonomo, assorbito poi da San Gallo all’inizio della Signoria dei Visconti, nella cui orbita rimase durante la dominazione veneta e oltre, fino al 1928 quando Antea divenne parte del Comune di San Pellegrino, cittadina termale in un periodo di illustri ospiti come la regina. La storia di Antea, dopo il Trecento, non si è discostata da quella delle contrade limitrofe: i suoi abitanti erano poveri contadini, boscaioli, allevatori e tessitori di rozzi panni di lana.

L’emigrazione verso la pianura e verso orizzonti più lontani (a Genova, nelle Americhe e in Francia) continuò fino a metà del XX secolo, senza tuttavia cambiare di molto la sorte dei suoi abitanti. Li sosteneva la fede, che li ha portati a edificare nel Settecento una prima piccola chiesa e poi una più capiente, con uno sforzo economico enorme.

Era forte, inoltre, lo spirito di comunità e il senso della famiglia che hanno consentito loro di sopravvivere alle malattie, ai lutti, alle carestie, condividendo i momenti di gioia ai matrimoni, ai battesimi e nelle feste religiose, soprattutto quelle dedicate alla Madonna della Salute. La presenza del cappellano ha costituito un elemento di coesione e di identità per gli abitanti di Antea, che, quando è venuto a mancare, è stato sostituito dall’iniziativa dei giovani che continuano a mantenere e valorizzare le tradizioni e contemporaneamente si aprono ad ogni proposta di modernità.

Sulla base della documentazione notarile e sui registri delle nascite, delle morti e dei matrimoni della parrocchia di San Gallo (tra il 1675 e il 1918) è stato possibile ricostruire le genealogie delle sei principali famiglie della contrada: Scanzi, Sonzogni, Orlandini, Foppolo, Avogadro, Galizzi.

Alla memoria riaffiorano tanti momenti e ricordi felici, scrive il vicesindaco di San Pellegrino Terme, Vittorio Milesi, memorie «nate frequentando la Scuola Elementare, la coinvolgente ricorrenza dei festeggiamenti per la Madonna della Salute, che si rinnovano tuttora ogni 21 novembre, e la carismatica figura di un grande sacerdote, don Giuseppe Cadei, vero pastore per la comunità di Antea prima e di San Pellegrino Terme poi. Per questo speciale legame, Antea mi è rimasta nel cuore e sono grato al professor Bonaventura Foppolo per la professionale e appassionata ricerca dispiegata in pagine interessantissime che accendono i riflettori sulla sorprendente e straordinaria storia di questa nostra piccola e vivace comunità di antica storia. Confidiamo che riscoprire le proprie radici nella sorprendente storia di Antea, sia per le giovani generazioni (ben sorridenti sul retro di copertina), una occasione per meglio comprendere l’impegno, la capacità e il carattere di coloro che ci hanno preceduto.

A noi tocca la responsabilità di conservare, migliorare e arricchire le nostre realtà per consegnarle a chi verrà dopo di noi.